Il ferro nell'organismo umano
Perché il ferro è importante nel nostro organismo?
Il ferro è un elemento essenziale per il normale e corretto funzionamento dell’organismo: esso deve essere presente in quantità minime poiché un suo eccesso risulta tossico per le cellule (aumento del rilascio di radicali liberi). Per tale motivo tutti i mammiferi hanno sviluppato dei raffinati meccanismi di omeostasi per mantenere le concentrazioni di ferro costanti, sia a livello cellulare sia nell’intero organismo¹.
Dal momento della nostra nascita, in poi, ed escludendo una supplementazione esogena terapeutica, tutto il ferro viene introdotto con la dieta¹.
Complessivamente, l’organismo umano contiene circa 3-5 g di ferro, la maggior parte del quale (~60–70%) contenuto nell’emoglobina dei globuli rossi circolanti, mentre altri organi ricchi in ferro sono il fegato e i muscoli. Circa il 20–30% del ferro corporeo è immagazzinato negli epatociti e nei macrofagi reticoloendoteliali, dove il ferro è unito alla ferritina. La quota restante di ferro si trova nella mioglobina, nei citocromi e negli enzimi contenenti ferro².
L’importanza del ferro è tale che non potremmo vivere in sua assenza dal momento che:
- entra nella composizione di emoglobina, (proteina che trasporta l’ossigeno dai polmoni al resto del corpo) e mioglobina (la proteina che rifornisce di ossigeno i muscoli)¹⁻²;
- partecipa anche all’attività di molti enzimi¹⁻²;
- utile per produrre alcuni ormoni e il tessuto connettivo. ¹⁻²
Nel soggetto adulto sano la quantità totale di ferro (circa 4-5 grammi) è mantenuta costante grazie al bilancio tra ferro assorbito e ferro eliminato. Le perdite sono di circa 0,8 mg/die nell’uomo e 1,4 mg/die nella donna in età fertile ed avvengono tramite meccanismi non specifici quali la desquamazione cellulare o il ciclo mestruale.
La stessa quantità di ferro viene assorbita ogni giorno nel tratto gastroenterico, prevalentemente a livello del duodeno e del tratto superiore del digiuno, dove il pH acido ne consente la solubilizzazione. L’assorbimento quotidiano è di solito piuttosto limitato (0,7-1 mg) e corrispondente soltanto al 5-10% del ferro totale ingerito.
Data la sua importanza, sia la carenza, sia l’eccesso di ferro nell’organismo producono danni rilevanti dal punto di vista clinico².
Perché può verificarsi una carenza di ferro: cause?
La carenza di ferro, accompagnata da una successiva condizione di anemia, è una condizione molto comune: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilevato che ne sono affetti oltre un miliardo di individui nel mondo, ma ciò che va sottolineato è che una carenza di ferro in assenza di anemia è anche più frequente.
Le cause di una carenza di ferro possono essere raggruppate nelle seguenti categorie³⁻⁴:
- ridotto apporto con la dieta: ad esempio in soggetti che seguono una dieta vegetariana a o vegana o in caso di malnutrizione⁴
- aumentato fabbisogno corporeo: ad esempio nei bambini in età scolare che sono soggetti ad un rapido accrescimento, negli adolescenti e nelle donne in gravidanza, o ancora in atleti soprattutto in particolari discipline estremamente dispendiose dal punto di vista energetico e fisico⁴
- ridotto assorbimento: ciò si verifica sia in caso di infezioni croniche (Helicobacter pilorii, parassiti intestinali), utilizzo di alcuni farmaci (inibitori della pompa protonica), gastriti autoimmuni o in conseguenza di chirurgia bariatrica⁴
- condizioni di infiammazione cronica e perdite ematiche: in tale categoria rientrano sia condizioni patologiche (neoplasie gastro-intestinali, alterazioni congenite della coagulazione, ematuria cioè perdita di sangue nelle urine) sia fisiologiche (cicli mestruali abbondanti), utilizzo di farmaci quali i FANS (Antinfiammatori Non Steroidei) o i corticosteroidi. ⁴
Esistono infine altre categorie suscettibili, ad esempio i donatori di sangue ricorrenti: lo studio RISE condotto negli Stati Uniti ha evidenziato che circa i 2/3 dei oltre 2000 donatori costanti di sangue presentava una carenza di ferro⁵.
Bibliografia
1 Anderson GJ, Frazer DM; Am J Clin Nutr. 2017 Dec; 106(Suppl 6): 1559S–1566S.
2 Andrews NC. N Engl J Med 1999 Dec 23;341(26):1986-95.
3 Camaschella C. Blood. 2019;133(1):30-39
4 Al-Naseem a. et al. Clinical Medicine 2021 Vol 21, No 2: 107–13
5 Cable RG, Brambilla D, Glynn SA, et al; Transfusion 2016;56(8):2005-2012.
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